06/09/11

Panico!

Golf spesso è sinonimo di placido relax, ma quando entra in ballo l'agonismo (o gli obbiettivi, insomma un qualche forma di pressione basata sul risultato) diventa un gioco assolutamente spietato e vietato ai deboli di cuore.
Da cardiopalma (ma che sarà mai 'sto cardiopalma? beh, premesso che a quanto pare si dovrebbe dire 'cardiopalmo'  , si tratta della percezione del proprio battito cardiaco, che di norma non dovrebbe essere avvertito) è stato il giro da 18 buche che ho fatto un paio di sere fa a Golf Tee It Up , sul percorso di Parkland, il più difficile dei due.

C'è da conquistare l'obbiettivo di finire il percorso sotto il par; "impresa" di per sé non certo impossibile, ma con la mia totale scarsaggin... ehm, inesperienza sono riuscito a trasformare il compitino in una specie di thriller: parto alla grandissima finendo a MENO SETTE dopo 5 buche (facendo segnare addirittura un "albatross", che forse-non-tutti-sanno-che è lo score statisticamente più raro del golf , ben di più del buca-in-un-colpo), vivacchio fino a metà percorso, finché cado in una crisi drastica e disperata in cui mi succede letteralmente di tutto e in cui perdo totalmente le speranze ho l'unico merito di non sbroccare totalmente.
Mi ritrovo insomma di nuovo a quota 0, a 6 buche dalla fine.
Strappo un birdie, immediatamente dopo vengo sgambettato da un green tanto scosceso quanto beffardo e "risalgo" a 0.
Par.
Par.
Mi gioco il tutto per tutto e vengo premiato con un altro birdie.
Ed ecco l'ultima buca, per nulla una passeggiata: la gioco da manuale, senza rischiare nulla e come prevedibile eccomi sul green con il put buono per chiudere in par la buca e conservare quindi il mio prezioso e risicato -1 complessivo.
Ed ecco il super cardiopalma/o... manco fossi il povero rigorista di una finale mondiale di calcio.

...alla fine tutto bene, la pallina è rotolata dove doveva rotolare:  'pling' !


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