15/02/13

Superate tutte le onde


La struttura di Backbreaker Vengeance è fatta così: ci sono 20 sfide da vincere, ciascuna sfida prevede 5 percorsi da superare arrivando fino alla end-zone seguendo percorsi obbligati, evitando ostacoli e facendosi beffe di spietati difensori che ci attendono al varco. Ogni livello si può affrontare con due approcci differenti: il primo lo possiamo riassumere come "survival" e consiste nell'apprendere e fare il necessario per arrivare in fondo e andare avanti; il secondo prevede invece di andare a caccia del punteggio migliore bighellonando in giro per il campo a raccogliere bonus e andandosi a cercar rogna con più difensori possibile.
Dico subito che io nel giocare mi sono attenuto strettamente alla prima scuola di pensiero. ;-)
Il gioco, forse l'ho già detto, è perversamente, diabolicamente, malignamente arcade nel modo in cui si affida a una riproducibilità quasi sistematica delle situazioni e delle dinamiche che inneschiamo con il nostro giocatore: questo significa che è possibile (spesso necessario!) studiare un livello... capire dove conviene passare, quali nemici conviene "svegliare", limare le percorrenze, eccetera.  Piccolo problema: è possibile scegliere di giocare una sfida a piacere (tra quelle sbloccate) ma non un livello a piacere... per cui per "allenarvi" al quarto, o quinto livello di ciascuna sfida dovete ogni volta superare i tre, o quattro livelli precedenti.
E il gioco si fa duro e serio nelle ultime sfide, dove si soffre e si gode a suon di piccoli, ma tangibili progressi. Gradualmente, ci si rende conto di arrivare con regolarità al terzo livello della sfida x, mentre qualche giorno prima ci si arrivava solo per puro caso ad ogni morte (o dimissione) di Papa, e la settimana precedente quel livello rappresentava poco meno di una chimera. Fino ad arrivare poi a "dominare" un livello e a scorazzarci dentro (salvo le imponderabili variazioni che ogni tanto il sistema si diverte a introdurre) con una leggerezza che non avremmo mai sognato di avere all'inizio...
Questo è sicuramente l'aspetto che mi ha colpito di più, se non altro in quanto diverso dal solito approccio corri-corri-salta-salta, ma sempre in modo un po' improvvisato, che è quello più frequente... ma il gioco, onore al merito, lascia spazio anche al giusto grado di improvvisazione e rocombolesca casualità che alla fine rappresenta il sale di ogni vera corsa da running-back! Certo, dipende molto dal level-design. Personalmente ho trovato molto duri i livelli in cui i margini di autonomia erano decisamente ridotti, al punto di richiedere una memorizzazione precisa della sequenza "giusta" di mosse e tempistiche... prima fra tutte la sfida 18, a cui sono rimasto agganciato per innumerevoli sessioni, procedendo veramente mooolto a rilento. 
Superata quella (anzi superati i primi 4 livelli di quella, perchè già il 5° livello della sfida 18 mi è parso decisamente abbordabile), le ultime due sfide sono passate abbastanza indolori, nello spazio delle due sessioni di gioco svolte durante questo martedi 12 trascorso a casa con la febbre, proprio perchè mi è parso lasciassero ben più spazio alla capacità di destreggiarsi in campo aperto, che non a interpretare il livello e le sue trappole.
Insomma, sono rimasto piacevolmente stupito da questa "accelerazione", pensavo di procedere decisamente più a rilento negli ultimissimi livelli, ma meglio così! Adesso attaccherò la simmetrica avventura in difesa...so già che è altrettanto se non più dura, ma insomma l'esperienza di gioco accumulata a qualcosa servirà!
A testimonianza del giusto spazio che comunque il gioco lascia all'imponderabile, mi congedo con la testimonianza d'un placcaggio decisamente... ehm... irrituale con cui la IA ha provato ad arrestare il mio cammino, nell'ultimo livello!

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