31/08/16

Another World !


L'anno della versione originale di Another World io diventavo maggiorenne e mi ricordo che fece gridare un po' tutti al miracolo. In quel periodo il mio hobby principale era diventato suonare il basso, ma ero sempre e comunque interessato al mondo dei videogames... credo di ricordare in particolare il mio amico Tiziano entusiasta di questo titolo, della sua narrativa "cinematografica" e della maestria con cui veniva spremuto l'hardware al tempo disponibile. Soprattutto era evidente la personalità del gioco, un alone di mistero che ti faceva percepire di essere di fronte a qualcosa di particolare e non all'ennesima reiterazione trita e ritrita: quelli di "The Games Machine" a suo tempo avranno sicuramente tirato fuori il famigerato "carisma"! ;-)
Però, ecco, non potevo dire di averci giocato. Lo riconoscevo come pietra miliare e sono convinto di averci anche giocato 5 minuti: a dirla tutta, mi sono convinto di essere arrivato ad incontrare la misteriosa belva nel secondo quadro, ma non lo so di preciso.  Ma ad ogni modo pochissima roba.

Quando ho visto in offerta la recentissima versione per Xbox (Another World è stato portato su millemila piattaforme, anche grazie a una peculiare architettura tecnica che facilita il compito: per gli interessati e/o curiosi segnalo questa meritoria pagina di approfondimento tecnico) ho pensato che sarebbe valsa la pena di peggiorare ulteriormente la situazione del mio arretrato per dedicare qualche ora a toccare con mano questo titolo storico.
Per una volta le considerazioni da appassionato achievement-hunter (obiettivi facili, tempo di completamento rapido, molteplicità di guide a disposizione) sono passate in secondo piano rispetto all'intento di voler in qualche modo colmare una mia lacuna "culturale".
L'esperienza si è rivelata decisamente interessante!
Un elemento assai evidente è come il gioco si presenti molto più... unforgiving di come siamo oramai abituati: uso questa parola straniera per intendere un insieme di difficoltà e scarsa preoccupazione per le "sofferenze" che questa difficoltà cagiona al giocatore. A parte le sezioni di puro platforming alquanto...ehm... rigorose, pur non potendo definirsi un free-roaming come lo intendiamo adesso, Another World lascia libero il giocatore di optare per questa o quella via in determinati punti: peccato che una delle due porti il malcapitato a incartarsi, senza capire come andare avanti! Oggi ci aspetteremmo muri invisibili, aree bloccate, una qualche indicazione sostanzialmente esplicita di "vicolo cieco"... qui non accade nulla di tutto questo, al massimo lo si deduce dal fatto che i checkpoint - di solito alquanto fitti - non progrediscono fino a che non si compiono le azioni previste, ma non è molto e ad ogni modo ho cominciato a notarlo dopo un po' !
All'uscita di questo gioco non c'erano certo guide strategiche, forum monotematici e men-che-meno filmati che guidano alla soluzione, eppure in questo caso non ci si è esitato a scaraventare il giocatore in una vera avventura fitta di incognite, curandosi poco o nulla delle sue possibili frustrazioni, temute dagli attuali produttori peggio del colera: un giocatore frustrato ti molla, si rivolge alla concorrenza e si ripromette di evitare in futuro i tuoi giochi.
Siamo disabituati all'idea di "rimanere bloccati" per giorni, o settimane, o mesi ma ai tempi accadeva (mi ricordo ad esempio le avventure testuali Infocom) e tutto sommato questo non riuscire più ad andare avanti, e riuscirci poi all'ennesimo tentativo magari un po' per caso, o andando per esclusione provandole davvero tutte, o con la forza della disperazione... faceva parte del gioco!
Altra caratteristica evidente è la complessiva "artigianalità" del lavoro, che oggi riusciamo a trovare soltanto in qualche titolo indie : con i giochi attuali che di norma richiedono e assemblano il lavoro di decine e decine di persone è sempre più difficile per un programmatore e/o  game designer lasciare una impronta precisa e inequivocabile del suo personale stile, ma con le dimensioni di Another World questo accade, si instaura quasi una relazione tra autore e giocatore e mano a mano che si gioca si arriva a conoscere sempre più a fondo la personalità e la filosofia ludica di chi ha concepito, progettato e realizzato il gioco.
Nella maniera più assoluta si può allora dire che Another World è "un gioco di Eric Chahi" senza che ciò si traduca in una formula vuota e pomposa. Lo si capisce con chiarezza in alcuni consigliatissimi filmati, anzi direi ancor prima dal fatto stesso che documentari di questo tipo siano possibili (non lo sarebbero per la stragrande maggioranza dei giochi attuali) : il primo è un interessantissimo making-of  , mentre nel secondo possiamo addirittura godere dell'Autore che in prima persona affronta e commenta tutto i gioco!

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