30/11/16

"My name is Threepwood, Guybrush Threepwood"


Una buona occasione per recuperare giochi comprati (spesso sull'impulso di qualche offerta speciale) e magari mai nemmeno scartati/scaricati è quando vengono messi gratis nell'ambito della benemerita serie Games With Gold.
Ovviamente mi trovo a pensare "e che cavolo! e io l'ho pagato 10€... e non ci ho nemmeno mai giocato" e scatta quindi la molla di recuperare quanto è ancora recuperabile e cioè, almeno, giocarci!
E poi almeno, visto che in sostanza per un mese tornano di moda, non si deve rispondere a domande scomode tipo "mapperché ti sei messo adesso a giocare a un live arcade del 2010?" :-D

Già successo parecchie volte, dunque, ed è appunto quello che sta capitando con The Secret of Monkey Island (special edition). 
Comprato veramente molto tempo fa, quando ero ancora un novellino delle console, ricordo di averlo preso dopo molte perplessità fondate sul "perchè spendere tempo a giocare su console a un gioco punta&clicca che è chiaramente pensato per pc?"
Va tenuto conto che all'epoca non ero ancora così dentro al tunnel da rendere "perchè ci sono gli obiettivi!" una risposta più che plausibile e sufficiente, come invece mi pare adesso. :-)

E dopo tutte queste meditazioni... niente, mai nemmeno iniziato!
Però è chiaro che Monkey Island non può essere un gioco come un altro, non per quelli della mia generazione: quelli della mia generazione praticamente è impossibile che comunque non abbiano già giocato a questo gioco!
Si tratta quindi di un mio "Ritorno" a Monkey Island e devo confessare che nel mio caso un po' di emozione c'è stata, dato che ci ho giocato che ero veramente un ragazzino e sono esperienze che si ricordano... i duelli di spada a colpi di insulti, poi, memorabili!

Devo complimentarmi per la bella iniziativa di lasciare, come modalità alternativa, il gioco nella sua veste originaria. Provarla vale sicuramente la pena (tra l'altro facendolo si porta a casa un obiettivo !) e nella foto qui sopra potete farvi un'idea delle differenze: immancabilmente si rimane colpiti da quanto la grafica di allora ci pare adesso approssimativa, mentre all'epoca sembra il non-plus-ultra della cartoonosità !
Un altro elemento tipico di quegli anni che mi ha colpito molto (anche nel senso più letterale di averci proprio sbattuto la faccia contro) è la difficoltà media del gioco!
Mi sono ritrovato nuovamente a respirare quell'atteggiamento di sfida del tipo "non me ne frega niente se ci passi le nottate a capire cosa fare..!" che ben pochi giochi attuali corrono il rischio di assumere (e direi nessuno dei giochi tripla-A) , oramai: troppa la concorrenza, e troppo poca la pazienza del pubblico.

E' stato inevitabile per me tornare con la memoria alle tante avventure, prima addirittura solo testuali (!!!) e poi grafiche che ho giocato nei primi anni da videogamer, diciamo da metà anni '80.
Più di altro, e apro allora una parentesi, ho un sacco di ricordi vivissimi delle tante e lughe serate passate su una as-sur-da avventura testuale (impreziosita però da  occasionali disegni bitmap che agognavo come novelle Gioconde) dedicata niente-po-po-di-meno che alla mitica serie-tv Dallas!

[Se volete perversamente saperne di più, vi rimando a questo commendevole link ]

Sono ricordi a cui sono molto affezionato perchè li collego al tempo passato a giocare con mio padre che, poverocristo, non solo si era sobbarcato gran parte del lavoro di traduzione dall'inglese (localizzazioni in italiano sul Commodore64? nell'85? hahahahaah!!) ma pure aveva spremuto le sue meningi per aiutarmi a procedere in questa avventura che vassapere perchè mi aveva appassionato... e aveva finito per appassionare anche lui. In particolare mi ricordo di uno stramaledetto pouch su cui siamo rimasti incastrati per giorni... un po' perchè arrancavamo con l'inglese, un po' perchè oggettivamente era... incasinato (cervellotico?). Soprattutto perchè appunto all'epoca i giochi erano proprio così, non gliene importava niente di crearti frustrazione e difficoltà, in particolare le avventure erano esplicitamente determinate a farti disperare, perchè così c'era (ci sarebbe dovuta essere) più soddisfazione. All'epoca i comandi impartiti alle avventure erano rigorosamente vincolati, in pratica tutto quello che potevi fare era usare la manciata di verbi riconosciuti a disposizione e abbinarli agli oggetti con cui potevi interagire. Proprio il "nostro" Monkey Island, pur essendo una avventura grafica rende ancora abbastanza bene questa situazione, con la notevole differenza però che nel caso delle avventure di tipo Dallas Quest non avevi un elenco noto e predefinito dei verbi utilizzabili...certo c'erano sicuramente quelli basilari tipo go, open, look e il mitico examine, ma non si poteva escludere che fosse riconosciuto anche un verbo più "strano" ogni tanto. Da questo punto di vista, giocare a Monkey Island rende comunque abbastanza bene l'idea di come spesso questi giochi non disdegnassero ti metterti nella condizione di farti arrivare per disperazione a provare a mo' di "forza bruta" ad abbinare cartesianamente tutti i possibili verbi ad un dato oggetto, o provare a mettere in relazione un oggetto con tutti gli altri nel proprio inventario: [SPOILER!] ad esempio non è che puoi pensare di arrivare col ragionamento che per trovare la chiave che apre l'armadio devi mangiare i corn-flakes.. a un certo punto lo fai semplicemente perchè le hai provate tutte, hai finito gli oggetti, hai finito le alternative... e allora ti mangi i cornflakes! [FINE SPOILER]

Curiosamente, un aspetto che invece non mi ha colpito più di tanto è la "comparsa" del parlato nel gioco! Anzi, ad essere sincero ho realizzato solo a posteriori che in quello originale (ovviamente, pensandoci!) il parlato non c'era. Mi piace pensare che questa mia superficialità sia dovuta alla qualità della scrittura di questo gioco, che è talmente sottile e ben congegnata da risultare la vera protagonista del gioco, ascoltata o letta che sia!

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